Sulle violenze di genere, di qualsiasi tipo esse siano

In questi giorni sembra quasi che ci sia una congiunzione astrale e che fioriscano ste violenze, come le margherite sui pratini verdi. E tutte queste notizie mi fanno rivoltare la pancia, quella sensazione di strizata che non passa nemmeno con una tisana calda piena di miele. E spesso è così quando quella stessa pancia ci è passata dagli strizzoni di pancia causati dal fatto che altri valicassero i propri limiti.

-post scritto di pancia, non assicuro una fluidità nei miei pensieri- sapevatelo!

Donne ex fidanzate bruciate che se la son cercata, donne rinchiuse in gabbie che sicuramente qualche legge hanno infranto, donne violentate da ragazzetti ubriachi che è sempre colpa dell’alcol, donne abusate che partoriscono in tempi lunghi quindi le si deve “aiutare”, donne che non hanno preparato bene la cena e quindi devono capire meglio per la prossima volta, donne che sono troppo indipendenti quindi meglio che stiano al loro posto e smettano di lavorare e vedere gli amici, donne che restano incinta ed è meglio trovare una nuova dipendente, donne ancora adolescenti che se hanno sorriso allora ci stanno e non devo chiedere più il permesso per infilare una mano sotto la gonna, donne che guadagnano di più quindi è meglio che guadagnino di meno o che mi mantengano, donne ancora bambine che è meglio che soddisfino quelli più grandi o che si lascino fare…

Spesso sento dire alle donne che si sono sentite violate, ma non essendo un vero stupro, non essendoci le mani sul viso, essendo solo una litigata o il fatto che lui ha “solo” controllato tutte le chat e le mail, allora non sono cose serie, non c’è da lamentarsi, non c’è da preoccuparsi, non c’è da dire nulla.

La prossemica studia le distanze sociali, quanto ce ne stiamo vicini o lontani da un altro

  • La distanza intima (0-45 cm).
  • La distanza personale (45–120 cm) per l’interazione tra amici.
  • La distanza sociale (1,2-3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo.
  • La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni.

In base a questo schemino si ricavano le distanze non intime, quelle da “tutti i giorni”. Normalmente abbiamo un qualcosa dentro, una specie di bussola che ce le fa rispettare. Infatti se un estraneo ci si avvicina troppo, ci tiriamo indietro o ci domandiamo perchè si sta avvicinando.

Ignoro se abbiano fatto studi sulle distanze, o meglio sulle zone quando si varca la soglia dei 45 cm. Negli Stati Uniti hanno iniziato una seria campagna sulla consensualità, gli adolescenti (ma forse anche tanti adulti) non sanno più riconoscere i consensi. Come se il fatto che una accetti di far entrare un ragazzo in casa o incamera dopo che son usciti equivalga già ad avere il lascia passare per tutte le altre zone.
Come anche che la propria fidanzata che ogni tanto concede a letto qualche pratica particolare non vuol dire che sia sempre di quelle voglie e prima di andare avanti chiedere sempre.
Per una donna è quasi più facile sentire che non si vuole un tocco da qualche parte nel corpo. E’ quasi più facile da capire, meno facile far capire all’altro perchè c’è questa idea che “se mi ha offerto la cena allora..” “se l’ho fato entrare allora…” e capita che non si dica un chiaro “NO”. Come non mancano le paure, se dico “NO” chissà se mi farebbe qualcosa di peggio. Manca da un lato il continuare a chiedere il permesso e dall’altro lato può mancare la sicurezza e consapevolezza di riuscire a dire di NO. Mi son ritrovata in una situazione del genere almeno due volte, scendi a compromessi con te stessa, cerchi di non sembrarti sporca perchè in quel momento era l’unica scelta che ti fa sentire più al sicuro:
sa dove abito, gli faccio un pompino così va via felice così non torna a cercarmi

A volte mi immagino me stessa come dentro a una bolla, non solo per quanto riguarda il mio fisico, ma l’anima o quello che è. Il mio essere, le mie idee, quello che sento.
L’ho imparato da poco, ho iniziato a visualizzarlo da poco. Quello che so è che ora se qualcuno con le parole o con dei gesti, arriva a urtare o provare a incunearsi nella mia bolla a forza, lo sento eccome.
E fa male.

Nella mia vita hanno oltrepassato i miei limiti molte volte.
Verso i 10 anni il papà di un mio compagno di vela cercò di toccarmi dentro il suo camper mentre il figlio e la moglie dormivano, dentro lo stesso camper. Sapevo che erano cose che non si facevano, sentivo il disagio, e avevo paura che se mi mettevo a urlare non mi avessero creduto, che mi avrebbero lasciato là in quel posto lontano da casa. Mi son coperta sotto il lenzuolo come se potesse proteggermi e gli ho detto che poteva accarezzarmi solo i capelli.

Da quando ho memoria, e fino a che non è schiantata, ho subito le violenze psicologiche di mia nonna paterna. In questo quello che mi ha fatto più male è stata l’indifferenza di mio padre, credo succube di mia nonna, altrimenti non mi spiegherei le cose. Ero piccola quando compresi che spesso quello che diceva entrava dentro come una coltellata. Da grande in un periodo non proprio sereno non ho poi potuto evitare il ciclone che mi ha investita in pieno. Si creano delle situazioni morbose. Fai le cose pensando alle reazioni per evitare altre coltellate, vorresti scappare ma poi ti sentiresti in colpa, e si creano dei cicli viziosi.

Poi sono scappata seguendo un fidanzato. Poi ne ho trovato un altro ma ancora non avevo imparato la lezione. Dovevo fare ancora la crocerossina e ho trascurato quei deboli segnali ma presenti, anche se lui ha impostato tutto sotto una luce rosa e scintillante. Perchè un uomo non può cambiare completamente, può solo cercare di mimetizzarsi senza però coprire tutto. Quindi mi son ritrovata dentro una relazione con violenze psicologiche che come ogni altra simile relazione, ti lascia annullata e tagliata in due. Salvata per puro culo da un tradimento (i portoghesi ci sanno fare!), sennò già mi vedevo con due figli e sposata a sopportare lui e la suocera, ancora annullata e dipendente da lui.

Ora mi basta una frase detta male che metto una croce sulla persona, uomo o donna che sia. Non esiste la frase “è solo per questa volta/ ho sbagliato a pormi/ non accadrà più”. Una frase può ferire per tanti motivi, ma quando la ferita c’è perchè sono stati violati i propri confini, il più delle volte sarà una cosa che si ripeterà nel tempo.
Non so quanto si possa insegnare a sentire questa propria bolla di protezione, sicuramente si può insegnare a comprendere come e quando stiamo bene/ stiamo male / ci fanno del male e a riconoscerlo. E a dargli importanza. Non voglio dire o non dire che uno stupro è peggio di 5 anni di relazione violenta senza botte. Voglio dire che tutto è importante e nulla va lasciato in un limbo, non esiste che si dica “eh, ma almeno non mi/la picchiava”. Donne dentro relazioni violente preferiscono spesso accontentare il partner con rapporti sesuali, anche quando non lo vorrebbero, piuttosto che pensare di affrontare “di peggio”. Non è uno stupro pure quello anche se si è acconsentito?
Si può insegnare a dare il consenso, e ad esigerlo.
“Mi scusi, posso entrare?”
A non far sentire sensi di colpa se si nega qualcosa.
è una cosa che si dovrebbe imparare da piccoli e non per forza solo legato alla intimità. Ma una mamma/papà/nonni/zii/amici di/ che ti prendono in collo senza chiedertelo, che ti danno baci senza chiedertelo, che non ti insegnano a bussare o a chiedere “permesso, posso?” ecco che stanno passando un messaggio sbagliato.
No, non è colpa solo di loro, ma aiuterebbe se ci fossero delle abitudini diverse.
E si possono imparare anche da grandi.
Come si suol dire non sono nata imparata.
Una consulente per l’allattamento mi ha insegnato che prima di varcare quei 45 cm devo chiedere il permesso di avvicinarmi, e chiederlo soprattutto quando vado a toccare un seno.
Una ostetrica mi ha insegnato a chiedere prima di fare una visita, un’altra a come farla per dare meno fastidio possibile.
Una mamma mi ha insegnato che è sempre meglio chiedere alle mamme se si possono prendere in braccio i loro figli.
E i bambini mi hanno insegnato che devo chiedere il permesso anche a loro.
E solo da grande ho imparato ad ascoltare la mia vagina, che quando non la ascolto si offende con un po’ di candida e un attacco di vulvodinia.

Questo post era nato per uno stranguglione di pancia, perchè c’è sempre la cosa che sono le donne che devono imparare a difendersi.
Si, si impara a difendersi da alcune cose ma non da tutte.
Puoi fare corsi di autodifesa ma se non corri abbastanza sei fritta.
Puoi andare sempre in giro con questi strani aggeggi… ma perchè proprio vivere nel terrore?
Se si vanno a leggere le nazioni dove son stati pensati, sono posti dove la percentuale di stupri è assai alta e in qualche modo devono sentirsi più al sicuro. Ma non è certo una giustificazione.

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