Ritrovarsi…per non morire lentamente

E a un certo punto nella vita, leggendo le parole di una donna che ti ha conosciuta di volata, scopri che ti eri persa, in un mare di bianchi, neri e grigi, con pochi sorrisi e poca musica.

Queste bellissime parole, che ogni volta che le rileggo mi tirano su l’autostima, le ha scritte Giulia Mandrino, di Mamma Pret a Porter, come introduzione per una mia intervista.

A tutto questo allego anche la lettura dei tarocchi, una di 3 anni fa e una di ieri.
In quella di 3 anni fa la cosa che più ricordo è la torre presente nel mio futuro. Se ricordo bene la torre è una sfida, un cambiamento da affrontare. Ora a posteriori posso dire che la torre è durata 3 anni, tempo che mi è servito per comprendere meglio ora cosa di cui ho bisogno e dove devo andare.
Dalle carte di ieri è uscito:
la morte (chiusura di una epoca, di un qualcosa con successiva rinascita, quindi diciamo che ho superato la torre e son pronta per le cose nuove. (È l’arcano della trasfonnazione e del movimento, il necessario abbandono del passato per accedere a un futuro pieno di promesse. Ciò che doveva accadere è già accaduto, il fondo è già stato toccato e oramai non rimane più nulla da temere. L’unica soluzione possibile è la risalita, la liberazione, la rivitalizzazione che tiene sempre dietro a ogni morte iniziatica, cui fa seguito l’auspicato risveglio interiore.)
il matto (rappresenta la pura follia che permette di cominciare la vita da zero per ricrearla dal principio; è il nostro attuale jolly: può diventare qualsiasi cosa!
il mondo (la carta della pienezza, della realizzazione, della perfezione, della certezza che non dà adito a dubbi: con la complicità delle circostanze, del tutto favorevoli, e con la protezione del destino, il ciclo degli eventi ha raggiunto il culmine. (Questa carta, indica il compimento dell’Opera iniziata quando il Matto, con le vesti del Bagatto, ha dispiegato davanti a sé il contenuto del sacchetto per giocare. È il risultato del Gioco, la ruota dei Tarocchi giunta al compimento.)

Praticamente sono rinata dalla mia vita vecchia, posso ricominciare da zero e quello che farò andrà benissimo.
Che si può volere di più dalle carte?

Vi lascio una bellissima poesia di Pablo Neruda che si addice molto al momento che sto attraversando!

Chi muore?
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non 
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davantiall’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi 
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

¿Quién muere?
Muere lentamente quien se transforma en esclavo del hábito, repitiendo todos los días los mismos trayectos, quien no cambia de marca, no arriesga vestir un color nuevo y no le habla a quien no conoce.
Muere lentamente quien evita una pasión, quien prefiere el negro sobre blanco y los puntos sobre las “íes” a un remolino de emociones, justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos, corazones a los tropiezos y sentimientos.

Muere lentamente quien no voltea la mesa, cuando está infeliz en el trabajo, quien no arriesga lo cierto por lo incierto para ir detrás de un sueño, quien no se permite por lo menos una vez en la vida, huir de los consejos sensatos.
Muere lentamente quien no viaja, quien no lee, quien no oye música, quien no encuentra gracia en sí mismo.
Muere lentamente quien destruye su amor propio, quien no se deja ayudar.
Muere lentamente, quien pasa los días quejándose de su mala suerte o de la lluvia incesante.
Muere lentamente, quien abandona un proyecto antes de iniciarlo, no preguntando de un asunto que desconoce o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe.

Evitemos la muerte en suaves cuotas, recordando siempre que estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar.

Solamente la ardiente paciencia hará que conquistemos una espléndida felicidad.
Pablo Neruda

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