zac!
quella canzone assume una veste nuova e forse capisci, almeno io in questo frangente, perchè piaceva tanto. Oltre la melodia, oltre a come lei mi piace sempre molto e me ne sbatto di quello che chicchessia mi può dire sui miei gusti musicali, mi piace come mette insieme le parole e in questo caso mi piacciono da impazzire determinati versi, per non dire quasi tutti.
Un po’ di passato, un po’ di presente, un po’ di futuro
Tenersi tutto dentro e far finta che tutto vada -andava…- bene.
Non ci avevo mai fatto veramente caso perchè allora mi piacessero quei versi, fino a che non ci si allontana da una cosa non la si vede per intero, come una montagna, la si vede bene e nella sua interezza solo da lontano.
Quando i bisogni sono alla fine altri, quelli di cui avevo bisogno allora diversi da quelli che necessito adesso, anche se alcuni resteranno sempre validi o attuali. Sicuramente le storie vecchie, le ferite, quello che si sente, tutto aiuta a capire cosa si vuole d’ora in avanti e magari cosa non vorremmo.
Non dico che sarà facile dire tutto tutto tutto come sta, ma esserne più consapevoli, o provare all’inizio a mettere dei paletti da non oltrepassare. Sapere che si potrà dire tutto senza esclusione di colpi o quanto meno provarci.
I primi da convincere che si può e si deve dire (o dirci tutto) da quello che ho visto siamo noi stessi (me in questo caso, non so voi ma io faccio molta fatica a convincere me stessa a fare le cose più faticose e difficili) o -collegandoci ai versi della canzone- a dirci ciò che è vero.
Come diceva Supertramp, “happiness only real when shared”