Quelle volte che mi rendo conto che sono felice, ma davvero!
- nonostante il cuore che ancora stia soffrendo un po’
- i debiti che so di avere
- i miliardi di cose che vorrei fare o avere ma ancora non posso permettermeli, e finisco nella mia lista di desideri
- i pensieri che vengono ad ogni fine del mese per le spese, l’affitto, i kg di troppo, il mal di denti per le tensioni muscolari…
Sono in casa nuova da due settimane e sembra che sia ancora scoppiata una bomba o che sia ancora accampata. Se venisse qualcuno direbbe “ma ancora non hai sistemato?”. E io invece che a ogni piccola cosa che sistemo, a cui trovo il posto perfetto, faccio i ballettini come una cretina o mi metto perfino a piangere (in base al periodo ormonale).
Non so ancora se mi sento a casa. Forse per quello ci vuole tempo, e sono due anni e mezzo che sono nomade e anche se avevo tirato fuori tutto dagli scatoloni, sapevo che non sarebbe stato per un tempo lungo.
Da piccola pensavo che la felicità fosse qualcosa di tutto perfetto, come il “vissero felici e contenti” delle favole che in Argentina finisce anche con un “mangiando pernici”. Anni fa continuavo ad avere questi pensieri. Mi dicevo che sarei stata veramente bene solo quando avrei soddisfatto tutti i miei obiettivi essenziali.
Ora mi rendo conto che quello che veramente mi rende felice è altro. Nonostante le incazzature giornaliere, i brutti pensieri, il sentirsi sole di cuore ma non sole con se stesse.
Ho avuto una grande fortuna nella mia vita. So fare bene molte cose e ho trovato il modo di renderle complementari. E non mi son persa molto per strada, nonostante il come sono cresciuta e con i pochi mezzi che avevo a mia disposizione.
Per anni ho pensato che mi servisse un uomo a mio fianco, una persona da accudire così che poi io avessi chi si prendeva cura di me. Mi è mancato così tanto questa cosa da bambina e adolescente che ha segnato in malo modo le mie relazioni.
Ora, beh da due anni, ho iniziato ad amare me stessa. Mi son fatta un anello di fidanzamento e penso prima a me e poi agli altri. Mi sono presa tempo per curare le mie ferite, ho dovuto fare altro per campare e alla fine i nodi arrivano al pettine, o l’uva matura, o semplicemente le cose prendono la via che si desiderava.
Un po’ come quando da bambini si gioca con il tubo dell’acqua aperto e si mettono ostacoli e deviazioni al rigagnolo di acqua per farlo andare dove vogliamo. Ecco, il mio sta andando ad annaffiare proprio i semini che avevo seminato anni fa e stanno spuntando le prime foglie!
Non parlo solo della casa nuova dove ogni mia personalità ha trovato un suo posto. Ma del fatto che lavoro e campo con quello che mi piace, che mi cercano da tutta Italia per i miei incontri e corsi, che scrivo e mi pagano per farlo.
Quindi metto la musica e mi metto a ballare, libera e felice!
ps: la frase della immagine me la ripeteva sempre la mia nonna e mi chiese anche di farle un quadretto ricamato a punto croce che ora si trova in quella che era la sua casa in Argentina:
“Casa mia, casa mia
Seppur piccola tu sia
Tu mi sembri una badia”