Pare che oggi si celebri/ricordi/presti attenzione alla violenza sulle donne. Foto di scarpe rosse invadono blog e bacheche di facebook da quando le ha usate Elina Chauvet per una sua installazione nel 2012. Rosso, sangue, violenza.
A me una scarpa rossa abbandonata mi ricorda ancora il film “Non ti muovere”. Comunque pare che ora le scarpe rosse siano usate come simbolo contro la violenza di genere, di qualsiasi tipo essa sia.
Non posso paragonarmi a una donna uccisa o picchiata. Ma ho sofferto e solo ora le ferite sembrano piano piano rimarginarsi.
Scarpe… l’unico motivo per cui le metterei qua sopra è per indicare della strada fatta, una strada su cui non voglio tornare e le guarderei poi per quello, per non dimenticare.
Se -e spero di esserlo- una ci è uscita e ha imparato, ci sono tanti segnali che indicano che un uomo, ma anche una donna, tende a imporsi, a violare l’altrui pensiero e volontà e d’ora in avanti ho le orecchie dritte, l’occhio aguzzo… A costo di sembrare maniaca o psicopatica. Sto imparando a ascoltarmi quando sento disagio, a dire “non ora” “ci penserò” o ad allontanarmi se una persona a pelle non mi piace o mi ha causato un senso di nausea.
Rinascere da un pugno di ceneri o da cocci rotti non è stato facile/semplice/indolore. Fino a poco tempo fa ogni volta che qualcuno tendeva a imporsi mi sentivo la ferita dentro pulsare, aprirsi. Non so se ora sarebbe uguale visto che è un po’ che riesco a evitare che ciò accada in anticipo, sicuramente mi sento meglio. Mi sono presa tutti i possibili cerotti che potevo per sentirmi intera, stretta, viva.
Giorno dopo giorno scopro che pezzi di me che mi avevano fatto pensare come rotti, malati, incapaci, stupidi, non pratici, li riscopro funzionanti e utili.
Mi aveva fatto non sentire più donna rifiutandomi, criticando le mie parti del corpo e il mio modo di godere nell’intimità, più con i gesti che con le parole, ma anche con quelle. Mi ha fatto sentire stupida criticando il mio modo di parlare, di esprimermi, e di relazionarmi. Mi ha portato ad annullarmi come persona indipendente, chiusa in casa senza voler uscire e insinuando che avessi qualcosa di storto o delle insoddisfazioni. Con giochi di parole, di gesti, di altro, mi ha portato a pensare di essere io la causa di molte altre cose. Non mi ha difesa quando doveva e anzi, mi ha spinto l’acqua contro.
Queste sono alcune delle cose che ho sentito, nelle quali ora fortunatamente non mi riconosco e vedo un’altra me con tutti i miei difetti ma non quelli che avevano l’obiettivo di annullarmi.
Ho trovato il mio germoglio, o come mi ha suggerito un mio caro amico, il mio rizoma da curare per rinascere da un brutto momento.
La caratteristica propria del rizoma, di sviluppare autonomamente nuove piante anche in condizioni sfavorevoli, ha spinto alcuni pensatori a farne uso in termini metaforici, per simboleggiare alcuni concetti. In particolare, Carl Gustav Jung adottò il termine rizoma con riguardo alla natura invisibile della vita, la quale si sviluppa per lo più sotto terra, mentre ciò che appare dura solo una stagione, e poi cessa, senza che per questo il flusso vitale si interrompa definitivamente. da Wikipedia
E ho iniziato a prendermi cura di me stessa. Da quando sono tornata da Timor Est.
Ora inizio una nuova fase della mia vita e devo riprendere a prendermi cura di me stessa… chè avevo messo tutto in pausa, o meglio, mi sono occupata di me in altri modi.
Questo è il mio tatuaggio, ve ne avevo parlato qua e segna la mia rinascita, il mio voler riprendermi sempre dalle batoste. La foto è di quando era fresco fresco, dovrei farmi fare una foto ora che magari non è più infiammato o magari con una luce più bella dove si possono apprezzare bene i colori.