In questi ultimi giorni sono stata praticamente aggredita perchè ho suggerito in un articolo sulle coppette mestruali di usare il detersivo per i piatti per lavare le coppette, come d’altronde suggerisco anche per i sextoys.
Forse non tutti sanno che prima di laurearmi come ostetrica ho frequentato l’istituto professionale ad indirizzo Chimico-Biologico, o che dopo ho intrapreso -ma non del tutto finito- l’università di Biologia Molecolare. Ho “giocato” con acidi di varie entità (ci divertivamo a bruciare la carta con l’acido solfidrico), coltivato batteri ed anche cromosomi, andata alla ricerca di sostanze ignote minuscole con gas cromatografi e con procedure strane che facevano navigare le sostanze in una matrice di gel guidate da impulsi elettrici.
Non ho continuato per quella via di laboratori perchè volevo interagire con le persone. Non ricordo più tutto, ma le basi della chimica, biologia e genetica mi son rimaste.
Come donna con una pelle sensibile, vulvodinia e facile alle dermatiti, sto molto attenta ai detersivi che uso, ai saponi per corpo/mani e ai materiali degli oggetti che introduco nella mia vagina. Quando propongo a chi mi legge delle soluzioni ad esempio per lavare una coppetta o un sextoy non lo faccio perchè una mattina mi sono svegliata così. Ma perchè ho fatto ricerche sui materiali, sui detersivi, sulla resistenza agli agenti irritanti e via dicendo.
Come ostetrica negli ultimi anni ho sempre sentito questo grande interesse delle “mamme” nel informarsi sui materiali con cui sono composti i ciucci, biberon, tettarelle e pannolini, e anche sulle creme.
E mi sono chiesta come mai la stessa domanda non fosse posta per le cose che vengono inserite in vagina o che toccano i genitali esterni.
I primi anni che mi interfacciavo con le coppette mestruali feci tante ricerche sulle certificazioni e ho scoperto molte cose. C’è chi si “autocertificava” dicendo che le sue coppette erano di silicone, chi metteva una certificazione sulla azienda (ma senza citare il silicone) e chi semplicemente forniva pubblicamente il certificato del silicone comprato per le proprie coppette.
Ora per quanto riguarda le coppette iniziano a trovarsi sempre più coppette di origine ignota con dei “siliconi” altrettanto ignoti.
E non parliamo dei sextoy o delle palline vaginali.
Purtroppo in Europa, come in Italia, tutti questi oggetti che vengono pensati per essere introdotti in vagina non devono seguire alcuna legge. Dalle aziende con cui collaboro mi arrivano -fortunatamente- prodotti con materiali buoni e quelli scadenti me li compro. Giusto per far vedere che non tutto è bello e che si deve prestare attenzione alla scelta.
La principale caratteristica che dovrebbero avere questi prodotti è una descrizione chiara del tipo di materiali usati. Cosa che purtroppo non avviene spesso o le informazioni sono sommarie.
Dedicherò un articolo per parlare di ogni singolo materiale:
- silicone medicoo presunto tale (se dicono che con candeggina si rovina allora non è un silicone di alta qualità, non che poi una debba lavarlo con candeggina, ma è un indice della resistenza di quel silicone, o che non sopporta la bollitura, ecc)
- pvc, jelly ed altre plastiche gommose
- legno
- metallo
- vetro e plexiglass
- ceramica
- vegetali
Ma quelli più importanti sono le materie siliconiche e plastiche, non immaginate quanti prodotti siano spacciati per silicone e non lo sono, o quanti jelly/pvc siano pieni di ftalati tanto da sciogliersi se restano dentro un barattolo chiuso!
Ne parleremo Martedì 13 alle ore 22 nella diretta su facebook sulla mia pagina Violeta Ostetrica!
hai domande da farmi sui materiali? scrivmi!