Ripetiamo insieme: VAGINA!

Sempre più spesso mi ritrovo a far ripetere dei mantra alle donne:
Dai, non è difficile… “VAGINA, VA-GI-NA”
Ripetiamo assieme “VULVA, si, VUUUUL-VA”
“OR-GAS-MO” e senza dirlo sotto voce o con una mano sopra la bocca.

Tutti sono in grado di dire “pene”, “cazzo” senza arrossire, senza che ci siano giri di parole. Ma sto scoprendo che le donne che dicono apertamente e liberamente “vagina, vulva, orgasmo” sono poche. Si tende di più a usare parole che richiamano altri oggetti. Lo si fa anche per il pene, ma non capisco bene perchè se dico “pisello” in un contesto ‘anatomico’ penso a un pene non in erezione, se dico ‘uccello’ penso a un pene un po’ da Don Giovanni.

Questi nomignoli vengono usati correntemente per evitare di dire le parole vagina e vulva, come se nascondessero qualcosa di sporco. Pure in una trasmissione radio dove c’era una intervista su alcuni sextoys chi li vendeva (quindi proponeva alle donne e uomini) non era in grado di dirlo. “Ecco, si insomma, si infila là…”
Non parlo quindi di soprannomi usati in contesti particolari, come possono essere quelli di una chiacchierata tra due amanti dove si fanno chiare allusioni, e comunque non credo che ci siano molti uomini che in piena eccitazione dicano “voglio la tua patatina” o donne che usino “pisello/pisellino”.

La mia testa quando sente:

  • patata/patatina→ pensa a un tubero con la buccia
  • farfalla/farfallina → pensa a una farfalla, al massimo a una depilazione inguinale a forma di farfalla
  • gnocca → penso più a una donna bella che si vuole conquistare e non ai genitali
  • fica → idem come sopra. Anche se in un contesto particolare di parole sconce è quella che si presta meglio, ma siamo su un altro livello
  • topa/topina → mi viene in mente il quadro L’origine du monde o al massimo a un ratto di sesso femminile con un tupè permanentato in testa
  • passera → boh, mi viene solo in mente di cambiare l’accento e diventa “passerà” ma non richiama nè un tupè nè altro, e per associare faccio fatica
  • fregna → mi viene in mente qualcosa di sporco
  • natura/fiore/bernarda/varie ed eventuali → con queste resto allibita, con “natura” mi immagino un bosco fitto e per niente una vulva
  • vagiaina → vorrei fare la figa, del tipo oso pronunciare quasi il nome, ma lo storpio perchè meglio di no, ecco, sarebbe troppo. In un telefilm una delle protagoniste la chiamava “vaginga” proprio perchè non aveva un buon rapporto con la sua vagina e in questo modo la decontestualizzava

Vagina, vulva, orgasmo non sono parole volgari, sono nomi di parti dei genitali femminili.
Perchè tutta questa vergogna? mica ci si vergogna a insegnare a una bambina il nome del naso o del piede, quindi perchè una donna non dovrebbe poter chiamare, nominare la parte esterna dei suoi genitali con la parola “vulva” e il canale interno con “vagina”?

Siamo sempre a correggere i nomi giusti delle dita, un alluce è più importante di una vulva? Il non nominarli con il loro giusto nome porta queste parti del corpo a essere rilegate ancora di più in un aurea di tabù.

Come faccio ai miei incontri, anche qua nel mio blog vi esorto a usarle sempre più spesso. Pensate che Facebook da quando pubblico eventi, articoli con le parole “sesso, vagina, orgasmo, vulva, pene” ha deciso che tratto argomenti pornografici e quindi non sono più in grado di avviare una campagna pubblicitaria, per dire… Anche i social ci si mettono!

Per la parola orgasmo mi viene da pensare che nominarlo a chiare lettere sia come notificare al mondo che “sì, provo orgasmi e godo” quindi meglio non dire che sono una donna che “fa certe cose”. Per il momento lascio da parte la parola “masturbazione” che si dovrebbe aprire un capitolo a parte.

L’articolo è stato condiviso da “Ho attraversato ridendo la terra capovolta” così che ho scoperto questo piccolo spezzone che ben si addice al mio articolo

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Psicologa Cecilia Autelli

Mi chiamo Cecilia Autelli e sono una psicologa. Inoltre, sono iscritta al terzo anno della scuola di psicoterapia a indirizzo cognitivo-neuropsicologico. Nella mia pratica clinica

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