Oggi vi racconto della storia della palline vaginali e dei coni vaginali.
Sembrerebbe che le prime palline vaginali nate per tenere tonificato il pavimento pelvico siano nate in Giappone. Dal libro “Geisha” di Liza Dalby si può intendere che le geishe usassero (o usino tutt’ora) queste palline per tenere allenato il loro perineo. Liza restò per circa un anno in una delle case del tè per comprendere meglio la vita delle Geishe così da scriverci la sua tesi e un libro, pubblicato nel 1983.
Non parlando giapponese non ho potuto fare ricerche più approfondite, ma è probabile che loro abbiano molti più dati ed immagini storici.
Ralph Fitch ci racconta, verso la fine del 1500, che le trovò in Birmania ed erano in metallo o avorio, spesso usate più dagli uomini che dalle donne. Mentre Francesco Carletti racconta che le trovò anche in Tailandia qualche anno dopo.
Tra i reperti più vecchi -o antichi- c’è una stampa datata tra il 1818 e il 1830 che mostra un dildo e delle palline, le rin no tama appunto. C’è anche un kit con vari dildi, guaine ed altri oggetti pensati per il piacere femminile e non solo.
“rin no tama” in giapponese (dicono) significa ‘campanelline tintinnanti’, questo perchè dentro avevano una pallina di metallo che con le oscillazioni sbatteva su una struttura interna fatta a mo di carillon. Quindi emetteva dei suoni simili a quelli delle palle cinesi (anche se quelle attuali producono suono in maniera diversa usando una spirale metallica dove la pallina interna va a sbattere, qua la foto).
Vennero chiamate quindi palline delle geishe!
Il termine “Ben Wa” è il nome di un brand che ha iniziato a produrre le palline. Ora come capita di solito, il nome del marchio viene usato per chiamare e descrivere l’oggetto.
Inizalmente erano palline singole, usate singolarmente o due insieme. Solo successivamente per facilitarne l’estrazione hanno aggiunto un filo di seta che le teneva unite.
Tra il 1988 e il 1990, Plevnik ed altri, depositano il brevetto per i coni vaginali. Ovvero dei dispositivi studiati in base alla anatomia femminile per far si che il muscolo risponda in un determinato modo, approfittando della forza di gravità. (qua pure l’articolo su pubmed).
I coni avevano 3 pesi diversi ma identica forma, che era in grado di interagire in un modo migliore con il pavimento pelvico.
Tra il 2000/2003 Yvonne Russell brevetta dei nuovi coni che hanno un filo, un cavetto. Questo perchè i coni di Plevnik funzionano quando il peso spinge il cono verso il basso e il muscolo lo deve trattenere per evitare di perderlo per strada. La Russel voleva poter fare gli esercizi anche in altre posizioni, quindi ha messo un cavetto da “tirare” e poter applicare quindi una forza meccanica “attiva” sul cono da abbinare alle contrazioni del pavimento pelvico. A vederli così assomigliano molto alle moderne palline vaginali, ma non hanno molto a che vedere con loro!
Dopo il brevetto di Plevnik la sua invenzione restava protetta per una decina d’anni, quindi chi voleva produrli gli doveva pagare un sacco di soldi. Quindi in pochi li hanno fatti.
Ma siccome gli studi sull’uso di un dispositivo -con un peso- sistemato in vagina dimostravano che riduceva l’incontinenza e migliorava lo stato di salute, le attuali ditte hanno ripreso l’idea delle palline delle geishe, cambiato un po’ i materiali e l’effetto della pallina-pesetto interna eliminando i suoni e anzi, cercando di silenziarle foderando la palla metallica con una specie di gomma che ne attutisce i colpi.
Rispetto ai coni vaginali, le palline oscillanti hanno -oltre al peso- una marcia in più, o vibrazione visto che sembrano delle maracas quando le si indossano. Ma per contro hanno la forma che non è spesso quella più adatta alle forme della vagina, del muscoli e al come devono interagire tra loro.
Prossimamente vedremo tutte le forme e le caratteristiche sia dei coni vaginali che delle palline delle geishe, e degli ibridi, si perchè c’è chi ha fuso entrambi i concetti in un nuovo cono-palla oscillante come nuovo passo dell’evoluzione dei dispositivi per allenare i propri muscoli!