Il tocco gentile: ma(e)ssaggio d’amore per i bambini

Sono reduce da un bellissimo corso di 3 giorni per imparare a insegnare a fare il massaggio al bambino. Il corso che ho fatto è Il tocco gentile tenuto da Anna Marcon e Massimo Carlan. Questo post nasce da quello che ho imparato, dalla dispensa che ci hanno lasciato ricca di spunti e nozioni e dalla passione che mi hanno trasmesso.

“ I piccoli hanno bisogno di latte, si. Ma più ancora di essere amati e di ricevere carezze. Nel bimbo piccolo la pelle viene prima di ogni altra cosa e bisogna prenderne cura, nutrirla. Con amore. Non con le creme. Essere portati, cullati, carezzati, essere tenuti, massaggiati, sono tutti nutrimenti per i bambini piccoli, indispensabili, come le vitamine, i sali minerali e le proteine, se non di più.”
F. Leboyer.

…attraverso quale processo un padre e una madre si affezionano al loro bambino?…si tratta di un processo tutt’altro che semplice da seguire con attenzione e rispetto. I momenti cruciali nella formazione del legame genitore-bambino sono: la pianificazione della gravidanza, la sua accettazione da parte dei genitori, la percezione dei movimenti fetali, il travaglio e il parto, vedere toccare e accudire il neonato, accettarlo come una persona all’interno della famiglia.
Klaus

Il bambino in utero è sempre contenuto dalle pareti uterine, dalle carezze della mamma, dai suoni soffici che sente tra cui la voce e il cuore della madre. Oltre a contenerlo, l’utero crea un vero massaggio su tutta la pelle del bambino, continue stimolazioni e coccole che lo aiutano a sviluppare il suo sistema nervoso e a soddisfare il suo bisogno di affetto.
Con la nascita la gestazione non finisce, il cucciolo di uomo non è ancora capace di sopravvivere da solo e ha bisogno della madre per la sopravvivenza. Un bambino necessita di circa otto mesi per cominciare a gattonare e di circa 12 mesi per conquistare la posizione eretta. Ad una immaturità motoria, corrisponde anche una immaturità cerebrale e biochimica ed il bambino ha bisogno di altro tempo per continuare il suo sviluppo, questo periodo è chiamato esogestazione.
Il neonato deve riorganizzare e maturare:
– funzioni neurovegetative: digestione, eliminazione, respirazione, termoregolazione
– funzioni neuromotorie: postura, movimenti armonici e variabili, occhio-mano,
– stati comportamentali, transizione da uno stato all’altro,
– attenzione e interazione,
– autoregolazione, integrazione autonoma

Soprattutto i primi giorni dopo la nascita il bambino ha più bisogno di esser contenuto per mantenere una continuità tra il prima della nascita, quando il bambino era in un ambiente protetto, e il dopo la nascita dove il bambino si trova a dover imparare un sacco di cose tra cui respirare, regolare la propria temperatura, la fame, il senso di abbandono dato appunto dal non esser più contenuto dall’utero. Il contenimento si può esprimere in molti modi:
– contenimento cutaneo: vestiti, lenzuolo, coperta, cappelli. Ci sono bambini che si sentono “coperti” anche solamente indossando un cappellino o i calzini.
– contenimento spaziale: costruzione del nido con materiale vario (asciugamani arrotolati, cuscini)
– contenimento posturale : posizione supina raccolta, posizione di fianco raccolta, posizione prona raccolta
– contenimento visivo: con copertura parziale della culla, luci non abbaglianti.
– contenimento acustico: con la modulazione della voce dell’adulto, in un ambiente tranquillo, una musica piacevole.
– contenimento tattile, holding : utilizzando le mani e il corpo dell’adulto per avvolgerlo, carezzarlo, ecc.

http://www.sxc.hu/pic/m/t/tr/trolf/162707_baby_massage.jpg

l’immagine appartiene a www.sxc.hu

I bambini comunicano come i grandi solo che nei primi tempi sono molto più lenti e usano meno canali per esprimersi e solitamente un solo canale è necessario per comunicare; con l’andare del tempo sarà il bambino stesso a suggerire che si possono aggiungere più canali nella comunicazione. Questo perchè il bambino riversa in una unica azione le sue energie e se dovesse ripartire le sue energie per guardare e ascoltare attentamente si destabilizzerebbe e non riuscirebbe nè ad ascoltare nè a guardare, accade ad esempio quando si iperstimola il bimbo. I canali sono visivo, tattile, acustico e vocale.

E’ prioritario che i genitori e il bimbo stiano assieme fin dalla nascita e che ci
siano dei periodi prolungati di contatto in cui la madre lo possa toccare e
tenere tra le braccia.
Il tatto è per eccellenza il senso della realtà, del qui e ora, dell’autenticità; è
una modalità estremamente efficace per comunicare la nostra presenza.
…Il tocco permette una esperienza comunicativa assolutamente unica ovvero la
comunicazione reciproca, molto vicina alla tendenza ad imitarsi che hanno
madre e bimbo. Ci sono periodi critici nello sviluppo di ogni organismo dotato di pelle, durante i quali il tegumento esterno deve ricevere una stimolazione adeguata se si vuole che l’organismo si sviluppi sano. Uno di questi periodi e quello che precede lo svezzamento. Il neonato ha bisogno di prove tangibili di sicurezza, ha bisogno di sperimentare rassicuranti contatti con un altro corpo.
Ashley Montagu

Il massaggio al bambino non è solo una tecnica, qualcosa che fa passare le coliche o il mal di pancia. E’ un modo per comunicare affetto, presenza, sicurezza , è la nascita di un legame saldo e duraturo. Non è statico, durante il massaggio è importante che il bambino esprima ciò che sente o che gli piace, è necessario quindi dare il tempo affinchè possa rispondere. Ad esempio se una posizione non gli piace e mostra di voler cambiarla perchè non soddisfare questo suo bisogno? Basta pensare a noi stessi, se una cosa non ci piace lo diciamo ma siamo un po’ più rapidi per rispondere e abbiamo più voce.
Il neonato ha bisogno di esser contenuto, di esser massaggiato seguendo determinati ritmi e in un ambiente che gli conceda di gustare appieno di tutti i benefici che il contatto e il massaggio portano, in un ambiente tranquillo così non ci saranno sovrapposizioni tra i vari canali comunicativi: il bambino è molto impegnato a “decifrare” il tocco e i suoni lo potrebbero distrarre.
Non spiego come si fa un massaggio perchè non lo trovo il posto adatto per farlo; solo qualche dritta e spero di far nascere la curiosità per esplorare e metter in pratica il massaggio con i bambini e, perchè no, anche con gli adulti.
Un massaggio è caratterizzato dal tempo (per quanto tempo?), dalla forza (leggero o più profondo?) e dallo spazio (tutta la testa o una piccola parte), queste tre varianti possono esser modificate in base a quello che il bambino vuole, possono cambiare da un giorno all’altro, dal mattino alla sera. Ci dobbiamo sempre ricordare che la frenesia del “dover fare ” è tipica dell’adulto e che nostri tempi sono sempre rapidi e veloci, il tempo del neonato invece e di una lentezza molto vicina all’immobilità. Affinchè il massaggio sia utile e piaccia si devono tenere conto degli effettivi bisogni del bambino e non quelli dell’adulto.
Un massaggio può esser fatto in qualunque momento del giorno e in qualsiasi posizione, non c’è bisogno che il bimbo sia spoglio e unto per ricevere il tocco della mamma: ogni momento è buono per comunicare! Ogni carezza ripetuta con ritmicità diventa massaggio.
Nel corso che ho fatto ci hanno insegnato che seguire delle sequenze è utile per conquistare la sicurezza e rendere il massaggio più semplice e ordinato. Nel massaggio indiano si sceglie una direzione centrifuga: dall’alto verso il basso e dal centro verso la periferia; i contatti dovranno essere inizialmente più superficiali e poi divenire più profondi. Ecco alcuni dei principi generali da seguire:
1- iniziare sempre da manualità più superficiali per passare poi a manualità più profonde
2- lavorare prima con la mano piena; successivamente utilizzare contatti più specifici
3- trattare prima zone ampie e poi zone più circoscritte.
4- per quanto possibile, quando si massaggia un lato, si massaggia anche quello opposto
5- mantenere un ritmo costante durante tutto il trattamento
6- semplicità nella proposta: poche manovre mantenute e ripetute.

Una domanda frequente riguarda l’olio: quale usare?? La risposta è la più semplice, un olio che sia comestibile visto che quando si usa se ne mette tanto e il bambino è solito mettere le mani e i piedi in bocca. Largo quindi agli oli vegetali come quello di mandorle (comprarlo in piccole quantità e metterlo in frigo perchè si ossida e deteriora in poco tempo), l’olio di oliva preferibilmente extravergine (l’olio di oliva può esser ottenuto usando dei solventi e quindi non è molto naturale), l’olio di vinacciolo (può esser mescolato con altri oli perchè molto denso), olio di sesamo e l’olio di jojoba (il più pregiato e anche il più caro). Leggere sempre l’etichetta e controllare gli ingredienti, se ci sono derivati del petrolio non vanno bene.
Per quanto riguarda le essenze e i profumi spesso sono una necessità dell’adulto di sentire i profumi. Il bambino ha un olfatto molto buono e troppi profumi possono disturbarlo (come i suoni forti o le luci). Se volete usare delle essenze è meglio rivolgervi a chi le sa usare, come un erborista, e chiedere la diluizione da fare e con che olio è meglio unirla.

Al corso ci hanno lasciato un bel elenco di libri belli sul massaggio e non, eccoli:
Il massaggio per i bambini, Cristina voormann, Govin Dandekar
Massaggio al bambino, Vimala McClure
Shantala, Frederick Leboyer
Baby Massage, Amelia Auckett
Il linguaggio della pelle, Ashley Montagu
Errori da non ripetere, Daniel J. Siegel, Mary Hartzell
Ecco alcuni video che ho trovato interessanti ma non del tutto completi perchè mancano degli accorgimenti o sequenze che ho scoperto esser importantissime per il massaggio al bambino. Nel primo video non voglio fare pubblicità anche perchè come ho detto prima gli olii da preferire sono quelli naturali vegetali.

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