Eppure la risposta era semplice.
Quando c’è una ferita, un taglio, ci si mette un cerotto. (per un osso rotto un gesso)
Nel caso che la ferita ce la si senta dentro bisognerebbe capire quale possa essere il cerotto che possa farci sentire meglio, unite, un po’ più attaccate.
Ognuno sa cosa piace.
Un pezzo di cioccolata fondente
Una puntata del telefilm preferito o vedere il solito film per la ventesima volta
Chiamare l’amica per chiederle come sta, per parlare male delle colleghe o per spettegolare di quella come si è fatta la pettinatura
Chiamare tuo padre/madre e risentirsi bambini, coccolati
Andare a comprare le meringhe e preparare una improbabile torta di compleanno che piacerà un sacco a chi la riceverà ma esteticamente con occhio critico sarà una accozzaglia di meringhe, candeline e cioccolata
Godersi un trattamento shiatsu perchè dentro le tue energie o come diavolo le chiamano gli “shiatsuteki” (sarebbero shiatsuka ma ormai Monja sa che l’ho ridefinita in modo anomalo) sono disordinate, squilibrate, e necessitano di essere un po’ guidate, equilibrate, coccolate e hai il cuore che batte a mille. E il tocco, oltre a fare tutto quello che dovrebbe, il tocco aiuta, aiuta sempre
Programmare il lavoro, perchè non c’è cosa migliore che tenersi attivi per sentirsi ancora vivi che vivere, programmare, fare
Abbracci. Credo che gli abbracci possano essere i migliori cerotti che possano esistere per tenere unita una persona che si sente spezzata in due.
Ci sono più tipi di abbracci, quello della zia, quello della mamma e del papà, quello della amica, quello dell’amante. Ognuno contribuisce a stringere e coccolare un pezzo diverso che portiamo dentro, ognuno ugualmente importante.
E poi c’è un abbraccio che è il più difficile, quello che dovremmo imparare a farci da sole, prendendoci cura di noi stesse ogni giorno. Quindi riprendo quello che avevo messo in pausa, quello che avevo iniziato a fare da metà marzo e poi a giugno/luglio con gli attacchi di mal di testa avevo messo in pausa. Il mio #volersibene che pubblicavo con le fotine di instagram e che ora un po’ voglio anche inglobare in un htag più esteso che non so se chiamare #VioLogico o #VioLogica, che comprenda sia il mio modo di vedere il volersi bene attraverso il cibarsi e cucinare, la cura del corpo con il movimento, con la cosmesi naturale, che con l’autoproduzione degli oggetti che possono essere utili tutti i giorni e quelli che possono essere solo sfiziosi…perchè sapete che io so pure sfiziosa e si confesso, mi creo e compro pure cose inutili (ma bellissime, come i piatti a pois…chi non gradisce i piatti a pois se ne stia zitto…shhhh)
– Magari svegliandosi al mattino e facendosi un auto-massaggio
– una passeggiata perchè fa bene al corpo, per perdere qualche chilogrammo o perchè fa bene perchè si producono endorfine
– una doccia che ci faccia sentire meglio, calda o più fresca, che ci faccia iniziare la giornata più carichi
– una colazione come si deve
con frutta + marmellatine + pane integrale + spremuta/caffè
o quello che ci piace di più
– Scrivere una lista delle cose da fare e magari una lista con pensieri positivi!
Sarà una cosa già detta e ridetta ma se le cose da fare sono messe per iscritto sono più affrontabili, se sembrano troppe basta metterle in 3 colonne: da fare presto / le posso rimandare / possono aspettare-posso delegare
Inoltre poterle cancellare via via porta una grande soddisfazione!
– preparare il pranzo come se ci fossero ospiti, non importa se non si è esperti, basta provarci, magari guardare qualche link in internet, provarci, usare qualche piatto che piace, apparecchiare, dedicare un po’ di tempo al tutto. Magari cogliere due fiori o un po’ di verde durante la passeggiata così da avere un mazzolin di fiori sul tavolo.
– godere delle piccole cose, di quelle che ci sono tutti i giorni e prendersi cinque minuti per ascoltare. Se stessi, il mondo, i pensieri, una canzone che piace, il sole che tramonta, le stelle nel cielo.
– riprendere a fare quelle cose che ci piacevano, che la vita, le persone che ci hanno ferito, ci hanno allontanato dal fare. Come una colazione a letto.
A volte sono piccoli gesti quelli che ci fanno stare bene, quelli che un tempo facevamo e che ora ci siamo dimenticate che però secondo me, sotto sotto, se ci fermiamo un attimo a pensare, a scrivere una lista di quello che ci manca, di quello che vorremmo fare, secondo me li troviamo, se non tutti, molti. E non dico che nel giro di poco li faremo, ma poco alla volta. E anche solo farne uno porta tanto, un piccolo pezzo di ferita che si rimargina. Come se la sensazione di un abbraccio durasse più a lungo e ce la portassimo dietro come una impronta