Tratto dal libro:
La disciplina ostetrica – Teoria, pratica e organizzazione della professione
di: M. Guana, R. Cappadona, A.M. Di Paolo, M.G. Pellegrini, M.D. Piga, M. Vicario
“Definizione
La diagnosi nella clinica è il risultato dell’interpretazione dei dati e delle informazioni raccolti nella fase di accertamento. Questo termine origina dal greco “dia” che significa “per mezzo” o “tramite” e “gnosi” conoscenza; stabilisce perrtanto l’attività del conoscere attraverso segni e il significato delle cose.
Da un punto di vista etimologico i suoi primitivi significati sono, quindi: giudizio, valutazione, conoscenza approfondita; si tratta di autentiche operazioni mentali che anche l’ostetrica/o compie quotidianamente nell’esercizio della sua professione.
Sulla base della normativa italiana, l’ostetrica/o ha l’obbligo di formulare una diagnosi e di richiedere l’intervento del medico di fronte a eventi che deviano dalla fisiologia, nonché di gestire l’emergenza in sua assenza. Quanto detto si evince dall’art.1 – quinto comma del D.M. 14 settembre 1994 n° 740 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’ostetrica/o che così recita: …”L’ostetrica/o è in grado di individuare situazioni potenzialmente patologiche che richiedono intervento medico e di praticare, ove occorra, le relative misure di particolare emergenza”. Intervenire di fronte all’emergenza è per l’osttrica/o anche un dovere, come sancito nel paragrafo 2.6 del codice deontologico anno 2000.
Secondo queste fonti legislative la diagnosi è pertanto una competenza professionale; si tratta di una prerogativa che fa parte della tradizione, poiché già sancita nelle norme precedenti (Testo Unico approvato con R.D. 27 luglio 1934, n° 1265, art. 139:
“la levatrice deve richiedere l’intervento del medico-chirurgo non appena nell’andamento della gestazione o del parto o del puerperio di persona alla quale presti la sua assistenza riscontri qualsiasi fatto irregolare. A tale scopo deve rilevare con diligenza tutti i fenomeni che si svolgono nella gestante o partoriente o puerpera”); inoltre, si tratta di una prerogativa riconosciuta a tutte/i le/gli ostetriche/i a livello internazionale.
Nel processo diagnostico l’ostetrica/o accerta nella persona, secondo un approccio olistico, il suo stato di salute/benessere globale, i suoi bisogni e i suoi problemi nella sfera fisica, psicoemotiva e sociale che possono riguardare l’ambito ostetrico, ginecologico e neonatale. Nello specifico deve saper individuare le situazioni di normalità e di anormalità, fattori di rischio ecc, indipendentemente dal medico.
L’ostetrica/o formula una diagnosi avvalendosi delle conoscenze scientifiche (sapere di fondo), dell’esperienza, di tecniche e strumenti sanitari che gestisce in modo autonomo e responsabile.
…
Nel midwifery clinico una diagnosi può essere: reale, di rischio, di benessere.
Diagnosi di benessere: E’ un’affermazione diagnostica che descrive un livello specifico di benessere di un individuo, di una famiglia o della collettività, ma anche la capacità di adattamento biologico dell’organismo ai cambiamenti che si presentano.
…
La diagnosi reale rappresenta una condizione convalidata clinicamente. Descrive la presenza di segni e sintomi associati a un’anomalia, patologia ecc, e/o la risposta umana a un problema di salute manifesto.
La diagnosi di rischio è un giudizio clinico secondo il quale una persona, una famiglia, la collettività sono vulnerabili a sviluppare un problema, un’anomalia. In questo caso gli interventi sono prettamente di carattere preventivo (evitare che la situazione si complichi, degeneri ecc).”